Indagine sui mutui contratti dagli enti territoriali per il finanziamento degli investimenti anno 2022

La Ragioneria Generale dello Stato ha pubblicato l’aggiornamento dell’indagine statistica sull’entità dei mutui concessi alle Regioni, alle Province autonome e agli Enti Locali (Province, Comuni e Comunità Montane) per il finanziamento degli investimenti pubblici e sul livello della relativa esposizione debitoria. Le informazioni sono state acquisite da un campione di istituti finanziatori residenti in Italia, costituito da 24 istituti di credito e dalla Cassa Depositi e Prestiti.
Il documento presenta l’analisi dei mutui concessi nei suoi vari aspetti: secondo le classi degli enti beneficiari, in base all’oggetto del prestito e sotto il profilo della distribuzione territoriale. Rappresenta inoltre la consistenza del debito alla fine del periodo considerato e le rate di ammortamento dovute. Nell’indagine sono stati rilevati anche i prestiti obbligazionari sottoscritti dagli Istituti facenti parte del campione.
L’indagine mostra un aumento dello stock delle passività a carico degli enti territoriali relativamente ai mutui: considerando congiuntamente regioni ed enti locali, il debito residuo al 1° gennaio 2023 è pari a 55,8 miliardi di euro a fronte dei 54,8 miliardi registrati al 1° gennaio 2022. In calo lo stock dei prestiti obbligazionari: da 3,6 a 3,3 miliardi.
Le tabelle presentate nel volume sono fornite anche in formato elaborabile; con riferimento ai soli mutui è inoltre fornita, sempre in formato elaborabile, la ricostruzione in serie storica di tutte le variabili oggetto di rilevazione distinte per regione. I dati possono essere riutilizzati liberamente secondo i termini della licenza Italian Open Data License (IODL 2.0).

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La redazione PERK SOLUTION

Enti locali: indagine del Garante Privacy sui Responsabili protezione dati. Riscontrate diverse violazioni nella comunicazione dei dati di contatto

Il Garante privacy ha avviato un’indagine nei confronti di grandi enti locali per verificare il rispetto dell’obbligo di comunicazione dei dati di contatto del Responsabile della protezione dei dati (RPD, o Data protection officer, DPO, nell’accezione inglese). Questa attività di controllo interessa enti di grandi dimensioni che effettuano trattamenti di dati personali rilevanti per qualità e quantità ed è volta all’adozione di specifici interventi.

Il Garante ha avviato, nei confronti di alcuni di questi enti inadempienti, appositi procedimenti volti all’adozione di provvedimenti correttivi e sanzionatori. In futuro le stesse verifiche potranno essere estese anche agli enti locali più piccoli e ad altri soggetti pubblici.

Per essere in linea con il Regolamento Ue, il Garante ricorda che quando il trattamento dei dati personali è effettuato da soggetti pubblici (ad es. amministrazioni dello Stato, Regioni, Province, Comuni, università, CCIAA, aziende del Servizio sanitario nazionale etc.), ad eccezione delle autorità giurisdizionali nell’esercizio delle loro funzioni, i titolari e i responsabili del trattamento sono obbligati a designare un RPD e a comunicarne i dati di contatto al Garante privacy, attraverso l’apposita procedura online messa a disposizione dall’Autorità al seguente link: https://servizi.gpdp.it/comunicazionerpd/s/

Questa disposizione mira a garantire che l’Autorità possa contattare il RPD in modo facile e diretto, dato che tra i suoi compiti c’è anche quello di fungere da punto di riferimento fra il soggetto pubblico e l’Autorità stessa.

 

La redazione PERK SOLUTION

Indagine Anac sulla prevenzione della corruzione

Difficoltà nell’effettuare la rotazione del personale a causa del numero ridotto di dipendenti in organico e delle resistenze ai cambiamenti; carenza di sensibilità verso il conflitto di interessi; mancanza dei controlli necessari all’applicazione del divieto di pantouflage; problemi con l’informatizzazione; ostacoli a garantire l’aggiornamento dei dati sulla trasparenza. Sono solo alcune delle criticità riscontrate dai Responsabili della prevenzione della corruzione (Rpct) nell’attuare le misure di trasparenza e anticorruzione all’interno della Pubblica amministrazione italiana. È quanto emerso dall’indagine effettuata da Anac tra gli Rpct.

Le problematicità accomunano sia le grandi e medie amministrazioni che le piccole anche se dall’esame dei questionari è nei piccoli enti che è più ampia (il 24%) la fetta di chi considera i doveri correlati alla prevenzione della corruzione come meri adempimenti formali che non migliorano il funzionamento dell’amministrazione. Tra le grandi amministrazioni esaminate solo in nove enti i dipendenti vivono l’anticorruzione come un appesantimento burocratico fine a se stesso. Anac tuttavia ritiene che la scarsa sensibilità della struttura verso la materia dell’anticorruzione – seppure rilevata in pochi casi – sia per lo più dettata da una non profonda conoscenza della disciplina e delle sue finalità. Una maggiore diffusione della cultura della legalità all’interno degli enti, dunque, secondo l’Autorità, potrebbe certamente incrementare il livello di interesse dei dipendenti. Tra le grandi amministrazioni sono stati esaminati 56 riscontri pervenuti (circa il 19%), di cui 31 inviati dagli enti campionati e 25 selezionati tra quelli che hanno aderito volontariamente all’iniziativa: si tratta di 8 Università; 14 Comuni e 2 Città Metropolitane; 2 Camere di Commercio; 27 soggetti appartenenti ad altre tipologie di enti; 3 Ministeri. Cinquantacinque i riscontri esaminati (circa il 19%) nelle piccole amministrazioni. Si tratta di: 27 piccoli comuni; 13 società pubbliche; 15 soggetti appartenenti ad altre tipologie di enti (enti pubblici, ordini professionali ecc.).

Sia nelle piccole che nelle grandi amministrazioni dall’analisi dei dati si evince la propensione ad individuare l’Rpct tra le figure dirigenziali. In molti casi la competenza acquisita in materia di anticorruzione e trasparenza e – nel caso dei piccoli enti le ridotte dimensioni e le poche figure dirigenziali disponibili – comportano un rinnovo quasi automatico dell’incarico con superamento del triennio nell’80% dei casi. Le criticità segnalate nell’indagine Anac sono: numero assai ridotto dei dipendenti in organico; resistenze di vario genere ai cambiamenti; specificità delle competenze e carenza di risorse alternative con pari competenze; difficoltà di programmare la rotazione in modo pluriennale. Problemi anche con l’informatizzazione: dai questionari esaminati emerge scarsa disponibilità di software adeguati; mancanza di profili idonei e limitata propensione del personale alla gestione informatizzata dei processi; costi eccessivi.

Problemi con la trasparenza per la difficoltà a garantire l’aggiornamento tempestivo dei dati, anche per la scarsa efficienza del sistema di tracciamento del flusso informativo; eccessiva mole della documentazione da pubblicare; poca formazione e scarsa gestione flussi informatizzati. Sono pochissimi i casi di conflitti di interessi e pantouflage rilevati.

 

Al via l’indagine sulla realizzazione dei lavori pubblici

Il Sistema Conti Pubblici Territoriali (CPT) dell’Agenzia per la coesione territoriale e i Nuclei Regionali CPT, in collaborazione con gli Osservatori regionali dei contratti pubblici e gli Istituti di ricerca delle Regioni che aderiscono all’iniziativa, hanno promosso un progetto di ricerca volto ad esaminare i principali profili delle procedure connesse alla realizzazione delle opere pubbliche, attraverso il metodo dell’indagine diretta.
Si parte con l’invio di un questionario ai RUP selezionati, volto ad indagare i diversi aspetti che vanno ad incidere operativamente sull’attività di chi i progetti li realizza: dalla fase politica delle decisioni, al quadro normativo regolamentare, alle risorse, all’organizzazione delle amministrazioni, ai rapporti con le imprese.
L’indagine coinvolge Liguria, Emilia, Toscana, Lazio, Puglia e Sicilia, sei Regioni che per caratteristiche e posizione geografica rappresentano tutte le aree del Paese con i relativi punti di forza e debolezze.
Gli uffici regionali coinvolti nel progetto lavoreranno insieme valorizzando le strutture a rete di cui dispongono, quella dei Nuclei CPT e degli Osservatori dei contratti pubblici, favorendo di conseguenza azioni sinergiche. L’indagine stessa, a sua volta, andrà ad affiancare l’azione promossa dalla Conferenza delle Regioni su tematiche analoghe, aggiungendo informazioni che innalzeranno ulteriormente il livello di conoscenza su un settore strategico come quello dei lavori pubblici.

 

Autore: La redazione PERK SOLUTION