Ricognizione delle somme dovute – Province e Città metropolitane della Regione Sardegna – Liberi consorzi e Città metropolitane della Regione Sicilia

Il Ministero dell’Interno, con apposito comunicato, ricorda che a seguito della Circolare DAIT n.70 del 21 giugno 2022, gli importi da iscrivere nei bilanci 2022 e seguenti, di competenza delle province della regione Sardegna e della Città metropolitana di Cagliari, sono indicati nella tabella A allegata alla Circolare DAIT n.18 del 9 aprile 2021.

Per quanto riguarda i Liberi consorzi e le Città metropolitane della regione Sicilia occorre, invece fare riferimento alla tabella E allegata alla Circolare DAIT n.17 del 9 aprile 2021. Le circolari citate sono riportate nelle risorse correlate.

 

La redazione PERK SOLUTION

Corte dei conti, relazione sulla gestione finanziaria degli enti locali per gli esercizi 2019-2021

La situazione della finanza locale, nel 2021, risente ancora del trascinamento degli effetti della pandemia, seppure i risultati di finanza pubblica registrino un miglioramento. In tale contesto, proseguono gli interventi statali compensativi della perdita di gettito e a sostegno della spesa emergenziale, anche se alcune voci di entrata dei Comuni danno segni di ripresa e si riducono le maggiori esigenze di spesa.

È quanto emerge dalla “Relazione sulla gestione finanziaria di Comuni, Province, Città metropolitane per gli esercizi 2019-2021” approvata, con Delibera n. 11/SEZAUT/2022/FRG, dalla Sezione delle autonomie della Corte dei conti, in cui la magistratura contabile ha esaminato i rendiconti di 7.100 Amministrazioni (7.009 Comuni, 77 Province, 14 Città metropolitane) presenti nella Banca dati delle amministrazioni pubbliche della Ragioneria generale dello Stato, delineando il quadro complessivo della finanza locale.

I dati di cassa 2021 rilevati dal “Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici” (SIOPE) evidenziano una tenuta dei Comuni, malgrado andamenti che ancora si discostano dall’ordinarietà, in virtù dei finanziamenti erogati con la legislazione emergenziale, degli effetti della proroga del pagamento dei tributi e della sospensione, al 31 agosto 2021, della riscossione coattiva.

Rimane, infatti, elevata, anche se in calo sul 2020, la quota 2021 dei trasferimenti statali nell’ambito delle entrate correnti degli enti locali. Il riavvio delle riscossioni ha fatto registrare un miglioramento delle entrate tributarie, contributive e di natura perequativa. Il saldo positivo di cassa – ha specificato la Corte – conferma l’impulso alla ripresa, ma persiste un eccesso di risorse assegnate con le compensazioni statali, rispetto a quelle effettivamente utilizzate. Sul versante dei pagamenti, si riducono i tempi di liquidazione delle fatture per debiti commerciali.

I rendiconti finanziari 2020 degli enti locali fanno emergere saldi complessivi in miglioramento, grazie alle misure straordinarie di sostegno, volte a prevenire le tensioni temute in conseguenza della crisi sanitaria. E’ ampiamente positivo il risultato di amministrazione dei Comuni (45,57 miliardi di euro), ma, al netto degli accantonamenti, dei vincoli e della parte destinata agli investimenti, si determina un disavanzo di circa 4,2 miliardi, comunque inferiore rispetto all’anno precedente. La quota degli accantonamenti è in aumento, per la rideterminazione di quelli relativi al Fondo crediti di dubbia esigibilità e al Fondo anticipazioni di liquidità.

 

La redazione PERK SOLUTION

Da Anci richiesta al Governo per confronto sui bilanci degli enti locali

Il Presidente dell’ANCI ha inviato al Governo una lettera con la quale richiede di riprendere un confronto, alla luce degli esiti non positivi in sede di approvazione della legge di bilancio, rispetto ad interventi di ristoro degli effetti economici della pandemia sul bilancio degli Enti locali per il 2022. Tra le problematiche segnalate che pesano sui conti locali e che necessitano, urgentemente, di un intervento statale, vi sono:

  • l’incremento dei costi energetici che impatta per importi potenzialmente ingovernabili sui bilanci, con la richiesta di un maggior stanziamento di 550 milioni di euro, a fronte di costi dei Comuni stimabili tra i 1.600 e i 1.800 mln. di euro (dati 2019);
  • il libero utilizzo anche nel 2022 dei fondi covid erogati tra il 2020 e il 2021 per finalità emergenziali e non impegnati, con le stesse condizioni procedurali adottate nel 2021;
  • maggiore attenzione al settore turistico, che con la riduzione dei flussi di mobilità e degli eventi pubblici, resta tra i più colpiti anche in questa fase della pandemia. Le riduzioni delle entrate correlate, tra cui l’imposta di soggiorno, costituiscono motivo di preoccupazione, a fronte del quale è necessario uno stanziamento specifico di almeno 200 mln. di euro, sulla base di modalità già sperimentate nel 2021;
  • l’esigenza di un intervento sul FCDE, riportando le percentuali di accantonamento al 95% per la generalità degli Enti locali e al 90% per gli enti in regola con i pagamenti dei debiti commerciali, anche in funzione di incentivazione della normalizzazione dei tempi di pagamento, obiettivo inserito tra le riforme del PNRR.

Secondo il presidente di Anci si tratta di procedere ad un confronto per concordare le misure di sostegno utili a mantenere un clima di fiducia, essenziale anche per la prima fase di attuazione del PNRR, ma soprattutto per garantire a tantissimi Comuni oggi in difficolta di poter chiudere i bilanci per il 2022.

 

Autore: La redazione PERK SOLUTION

UPI, Appello al Parlamento per risolvere instabilità istituzionale e finanziaria delle Province

A 12 anni dall’entrata in vigore della Legge 42 su federalismo fiscale, il bilancio per le Province è del tutto negativo: sono troppi i nodi ancora irrisolti, sia dal punto di vista prettamente finanziario che istituzionale, a bloccare l’avanzare della riforma”. È il giudizio espresso dal Presidente dell’UPI Michele de Pascale, in audizione dalla Commissione Bicamerale per l’attuazione del Federalismo fiscale, per fare il punto sullo stato di avanzamento della riforma.

“Le Province – ha spiegato de Pascale – non hanno alcuna leva fiscale che permetta davvero di arrivare ad una autonomia e anzi, a causa dei tagli subiti negli anni, si trovano a dovere assolvere alle funzioni fondamentali loro assegnate ed erogare servizi essenziali, con bilanci ridotti all’osso e fortemente fragili. I soli tributi di riferimento delle Province sono IPT e RCAuto, su cui non c’è manovrabilità e che soprattutto rappresentano una base imponibile molto fragile, legata al mercato automobilistico e quindi fortemente influenzato dalla situazione economica”.

“A questa fragilità finanziaria – ha sottolineato il Presidente dell’UPI – si somma l’instabilità istituzionale generata dal caos introdotto con la Legge 56/14, che ha fortemente compromesso la capacità di queste istituzioni di sostenere e promuovere lo sviluppo locale, a tutto danno dei territori. È evidente quanto la revisione di questa legge sia ormai un tema urgente, anche considerate le sfide che il Paese ha davanti, a partire dal PNRR, che potrà essere una straordinaria occasione di rinascita se tutte le istituzioni saranno messe nelle condizioni di operare nella piena efficienza. Per questo – ha concluso de Pascale – chiediamo al Parlamento, rimasto per troppo tempo inerte, di affrontare le questioni aperte e approvare una legge di riordino della disciplina delle Province che sia coerente con la Costituzione, a partire dal consolidamento e ampiamento delle funzioni fondamentali e di definire una vera autonomia tributaria delle Province correlata alle funzioni esercitate che ne consenta il pieno esercizio. Auspichiamo che la prossima manovra economica sia l’occasione per intervenire a risolvere queste criticità stabilizzando finalmente i bilanci delle Provincia sia per la spesa corrente che per gli investimenti”.

Corte dei conti, ok gestione 2019-2020 degli enti locali nonostante gli effetti della crisi

Attraverso l’analisi della gestione di cassa dei Comuni si è rilevato che nell’esercizio 2020 non si sono manifestate le tensioni temute per effetto della crisi sanitaria in quanto è stato offerto, in via preventiva, un adeguato sostegno statale alle immediate esigenze di risorse stimate alla luce degli andamenti storici dei flussi delle riscossioni e dei pagamenti. Le risorse assegnate consistono in ristori specifici sia per le minori entrate, sia per le maggiori spese; queste ultime, invero, si sono dimostrate piuttosto contenute. Le misure finanziarie di sostegno sono state erogate ad esercizio avanzato e ciò ha comportato che gli impieghi sono stati limitati per lo più alle risorse in acconto, generando così un effetto di trascinamento gestionale attraverso la quantificazione, a rendiconto, delle risorse confluite in avanzo – voce di consuntivo alimentata da una consistente cassa finale – e dei conseguenti effetti sulla quantificazione della perdita effettiva di gettito. Tale trascinamento si raccorda con la protrazione al 2021 delle misure di differimento e rallentamento della riscossione, dei versamenti e di specifiche esenzioni da imposte e tasse.
È quanto emerge dall’indagine della Sezione delle Autonomie della Corte dei conti che ha approvato, con delibera n. 11/SEZAUT/2021/FRG, la “Relazione sulla gestione finanziaria di Comuni, Province, Città metropolitane per gli esercizi 2019-2020”.
Il documento mette in luce lo stato della finanza locale di oltre 7.200 Amministrazioni e i risultati complessivi, provenienti dall’esame dei rendiconti finanziari riversati nella Banca dati delle amministrazioni pubbliche della Ragioneria generale dello Stato, sono conformi alle attese per l’insieme di enti presi in esame (7.135 Comuni; 75 Province; 14 Città metropolitane) con riferimento al biennio 2018-2019.
Dall’analisi dei rendiconti finanziari, il risultato di amministrazione dei Comuni risulta complessivamente positivo (38,7 miliardi), ma al netto degli accantonamenti, dei vincoli e della parte destinata agli investimenti si determina un disavanzo di circa 6 miliardi (5,98 miliardi). Le Province e le Città metropolitane registrano, invece, un avanzo finale rispettivamente di 260,4 milioni e di 289,7 milioni.
I Comuni che hanno registrato un disavanzo sono complessivamente in aumento del 28% rispetto allo scorso esercizio: tale esito è in parte ascrivibile al peso della riquantificazione di alcuni importanti accantonamenti come quelli relativi al FCDE e al FAL per le modifiche intervenute per legge ed in parte conseguenti a specifiche pronunce della Corte costituzionale. Va riducendosi lo stock dei debiti fuori bilancio grazie anche alle significative disponibilità di liquidità assegnate anche per far fronte alle esposizioni debitorie, inoltre si riduce l’impatto del fenomeno sugli equilibri grazie ad una maggiore propensione degli enti ad accantonare risorse al fondo contenzioso. In termini generali, si rileva che il quadro complessivo della finanza locale esposto dalla Sezione “è la risultante di andamenti non omogenei nel territorio e l’indagine condotta sulle procedure di riequilibrio finanziario pluriennale conferma come le criticità finanziarie sono prevalentemente concentrate negli enti del Centro-Sud”.
Dall’indagine, si nota che prosegue nel 2019 la ripresa nella dinamica della spesa per gli investimenti che trova riscontro sia negli impegni (+17,7%) sia nell’incremento delle somme iscritte al fondo pluriennale vincolato (+15,2%), indice dell’avvio di iniziative da realizzare nel medio-lungo periodo. Ciò va messo in relazione a diversi stimoli quali trasferimenti in conto capitale e anche la minore pressione esercitata dai vincoli di finanza pubblica che dal 2019 sono stati rimodulati tenendo conto degli interventi della Corte costituzionale.
Nel 2020 l’erogazione della spesa in conto capitale prosegue la tendenza in aumento, anche se a ritmi inferiori, e si riferisce maggiormente alla prosecuzione di opere già avviate in precedenti esercizi.

Finanza pubblica, Corte conti: accrescere il tasso di sviluppo e ridurre gradualmente il debito

Le Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei conti hanno reso pubblico il Rapporto 2021 sul coordinamento della finanza pubblica. Il documento riprende i principali temi di finanza pubblica, con un’attenzione ai settori più coinvolti dalla crisi emergenziale e dalle misure adottate dal Governo per farvi fronte, approfondendo gli aspetti relativi a: andamenti e prospettive dell’economia e della finanza pubblica, con particolare attenzione per la dinamica del debito; alla politica fiscale con il dibattito sulla riforma dell’Irpef, su possibili revisioni della tassazione indiretta, riscossione e misure per incentivare l’utilizzo degli strumenti elettronici di pagamento, alla spesa e alle politiche sociali, sui risultati delle misure a sostegno delle imprese e delle scelte di investimento delle amministrazioni territoriali, anche in chiave “green”, come previsto dal PNRR.
Per la Corte “le prospettive di breve e medio termine delineate nel DEF appaiono alla portata del nostro Paese”: infatti, dopo la marcata caduta accusata dall’economia italiana, passata dal +0,3 % di crescita del PIL nel 2019 al – 8,9 % del 2020, le stime del Documento di economia e finanza presentato ad aprile prevedono per l’anno in corso un aumento del 4,5% del PIL con un recupero di quasi la metà del terreno perduto. “La scommessa implicita è sulla crescita potenziale”, scrive la magistratura contabile, che potrà essere significativamente innalzata grazie ai programmati investimenti pubblici, ma che non sarebbe solida e duratura se non facesse leva sul ritorno vigoroso delle iniziative imprenditoriali; infatti, “i dati mostrano che ampi spazi di recupero vi sono anche per gli investimenti privati” grazie agli stimoli del PNRR. Vanno, al riguardo, superate le fragilità che caratterizzano la nostra economia con le attese riforme strutturali e la capacità di fare nuovi investimenti all’insegna della sostenibilità infrastrutturale ed ambientale.
Soffermandosi sui conti pubblici, la Corte osserva che “Le misure discrezionali, insieme alle minori entrate e maggiori spese indotte dalla crisi (i c.d. stabilizzatori automatici), hanno portato nel 2020 ad un crollo del saldo primario, passato da un avanzo dell’1,8 % ad un valore negativo di -6 %. Ciò si è riflesso sull’indebitamento netto che, con un aumento di 7,9 punti, si è collocato al 9,5 % del PIL. Il rapporto fra il debito pubblico e il prodotto è aumentato al 155,8%, con un incremento di 21,2 punti percentuali (era al 134,6 a fine 2019). Ma, ammoniscono le Sezioni riunite, sarà possibile rimettere in moto il Paese solo creando un contesto più trasparente ed efficiente con le riforme su giustizia, pubblica amministrazione, ammortizzatori sociali e fisco, al fine di attrarre imprese e capitali esteri, di offrire occasioni di lavoro ai giovani e di dare un consistente impulso alla lotta contro l’evasione fiscale per assicurare contestualmente una crescita del rapporto entrate su PIL e una riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese.
Quanto al debito pubblico, per la sua necessaria, graduale, riduzione, prevista a partire dal 2022, sarà fondamentale che siano preservati tassi di interesse contenuti, per garantire i quali, rileva la Corte, è “cruciale la credibilità degli impegni affinché si minimizzi lo spread che va a sommarsi al tasso di interesse di fondo”; solo così potrà essere garantito “un favorevole sentiero prospettico per il costo medio”. “Altrettanto rilevante, se non di più, è l’impegno affinché il debito pubblico non si traduca in una riduzione dello stock complessivo di capitale nell’economia ma, al contrario, in una sua crescita. E ciò dipenderà, in grande misura, dalle caratteristiche qualitative degli investimenti programmati del PNRR”. Anche il confronto con precedenti episodi storici di riduzione dell’esposizione debitoria sul prodotto, di cui si dà conto nel Rapporto, indica che il graduale rientro dal debito potrà effettivamente avvenire solo all’interno di un quadro di crescita molto più vivace di quello conosciuto negli ultimi decenni; ma che al contempo sarà difficile che possa prodursi senza un ritorno, superata la crisi pandemica, ad un sostenibile avanzo primario.
Il Rapporto descrive, inoltre, criticità e possibili linee di riforma in tema di revisione dell’Irpef, avvertendo che le ipotesi d’intervento sul tema dovranno guardare all’efficienza e all’equità del sistema tributario nel suo complesso, considerando forme di ricomposizione del contributo dei prelievi diretti e indiretti. Indipendentemente dal modello di base imponibile che si vorrà adottare, la Corte sottolinea che non possono essere trascurati gli obiettivi strategici rappresentati da un lato dal contrasto all’evasione (che rimane a tutt’oggi il più rilevante vulnus all’equità orizzontale e verticale) e dall’altro dal processo di semplificazione, sia per ciò che riguarda la base imponibile, le aliquote e le innumerevoli spese fiscali presenti, sia per gli aspetti procedimentali, quali dichiarazioni, versamenti, rimborsi e, in generale, tutto ciò che attiene al rapporto con il contribuente.
Infine, il dato sulla spesa per prestazioni sociali in denaro (399,4 miliardi nel 2020) rappresenta una delle voci del bilancio pubblico che meglio esprimono lo sforzo dell’ultimo anno per mitigare gli effetti della pandemia. La forte espansione di tale componente di spesa pubblica, in parte non trascurabile di natura permanente, conferma che sarà necessario nei prossimi anni assicurare un quadro di sostenibilità.
A consuntivo, la spesa sanitaria ha raggiunto i 123,5 miliardi, con un incremento del 6,7 % rispetto al 2019. Gli approfondimenti delle singole voci di costi e di ricavi mettono in rilievo le differenti modalità con cui le regioni hanno risposto alla crisi. Le analisi segnalano anche l’eredità negativa in termini di mancate prestazioni sia a livello ospedaliero che ambulatoriale; un fenomeno che riguarda tutte le regioni e su cui poco hanno potuto fare, per ora, gli interventi finanziari introdotti. Occorrerà mantenere elevata l’attenzione sul tema delle risorse da destinare al settore.
Emerge con certezza dal monitoraggio, infine, che gli enti locali hanno progressivamente intensificato la numerosità degli interventi attivati: l’80,4% delle opere totali monitorate relative al periodo 2012 – 2020, per un finanziamento di oltre 69 miliardi a fronte di un valore di progetti di investimento pari a 145 miliardi. Questi elementi consentono di valutare positivamente la scelta di affidare loro una quota importante delle risorse del PNRR, anche se non vanno sottovalutati alcuni fattori di debolezza. Sarà importante in tal senso l’impatto che le misure per la digitalizzazione e l’innovazione della P.A. avranno sulle amministrazioni locali, nonché le azioni di semplificazione, accelerazione e liberalizzazione delle procedure.

ANCI, Finanza comunale fragile e duale, serve intervento strutturale per riassorbire i divari

“La fragilità e il sistema duale della finanza comunale sono inserite in un contesto più ampio legato alle debolezze determinate da una serie di riforme ordinamentali succedutesi negli anni. I dati ci dicono che le amministrazioni più fragili si trovano soprattutto nel centro sud e in alcune medie grandi città del centro nord, ma per risolvere la problematica a livello generale serve un ripensamento complessivo del sistema della finanza pubblica. Bisogna partire dall’attuazione effettiva del federalismo fiscale, con la perequazione verticale prevista dalla legge delega 42 del 2009 parzialmente attuata solo quest’anno coi primi trasferimenti statali sui servizi sociali”. Lo ha sottolineato Alessandro Canelli, delegato alla Finanza locale, presidente Ifel e sindaco di Novara, intervenuto davanti la Commissione parlamentare sulle questioni regionali sulla situazione finanziaria dei Comuni nell’emergenza sanitaria. (testo documento di audizione).
Canelli, pur riconoscendo che l’intervento statale in fase pandemica “con circa 7 miliardi arrivati al comparto comunale ha consentito di reggere dal punto di vista dei bilanci”, ha ricordato che attualmente sono “1120 i Comuni con un risultato negativo di amministrazione, a fronte dei 6680 che ne hanno avuto uno positivo. Quelli con un risultato negativo – ha spiegato – sono concentrati al centro sud (circa il 22% dei comuni del centro e il 33% dei comuni del sud e delle isole). A risultati analoghi si arriva considerando il rapporto tra fondo crediti di dubbia esigibilità e le entrate correnti: quelli che hanno un rapporto superiore all’8%, con un accantonamento consistente e quindi difficoltà nel sistema riscossione, sono per la maggior parte al centrosud”.
Secondo il delegato Anci “ci sono amministrazioni comunali che non hanno una struttura fiscale e di riscossione tale da poter soddisfare le funzioni fondamentali al servizio dei cittadini e questo – ha sottolineato citando la sentenza 115/2020 della Consulta – non sempre e necessariamente per situazioni di cattiva gestione ma molto spesso per oggettive condizioni socioeconomiche e territoriali”. Per questo a suo parere è “necessario che entri in gioco il meccanismo della perequazione verticale con le risorse statali, visto che i meccanismi orizzontali del Fondo di solidarietà comunale da soli non bastano e creano situazioni di iniquità”.
Canelli si è poi soffermato sugli effetti della sentenza 2021 (n.80) della Corte Costituzionale che ha ridotto i tempi di ripiano da 30 anni a 3-5 anni, mettendo in crisi tutta una serie di enti locali. “In questi anni sono stati 1400 i Comuni che hanno fatto ricorso al fondo di anticipazione di liquidità e di questi 950 risultano in disavanzo al 31/12/2019”, ha ricordato. “Come Associazione stiamo lavorando ad una norma ponte ed abbiamo già inviato ai ministri Franco e Lamorgese una proposta firmata dal presidente Decaro che punta a reinquadrare la gestione delle anticipazioni nei principi dell’armonizzazione contabile. Vogliamo consentire ai Comuni in difficoltà di poter chiudere i bilanci, senza aggravare ulteriormente lo stato di disavanzo”. Anche se “per integrare gli effetti della revisione delle regole dopo sentenza, serve un contributo statale diretto con un intervento urgente dello Stato”.
In ogni caso il delegato Anci ha ribadito che “in prospettiva bisogna ampliare la riflessione sui temi della riqualificazione del sistema della finanza locale”. Partendo “dal perfezionamento di alcuni principi contabili vigenti adeguandoli alla tenuta finanziaria della ripresa degli investimenti, come l’attenuazione dei vincoli dei crediti di dubbia esigibilità, attraverso un intervento sui crediti tributari incagliati”; ed ancora “una revisione della disciplina restrittiva sull’uso degli avanzi vincolati per gli enti in complessivo disavanzo”. Per finire con il “proseguimento della ristrutturazione del debito locale avviato ma che non ha avuto compiuta attuazione”, ha concluso (Fonte Anci).

ANCI: Tavolo di lavoro su monitoraggio minori entrate e perequazioni

La prosecuzione anche nel 2021 del tavolo di monitoraggio sulle minori entrate quando i Comuni continueranno a subire una forte flessione Irpef e delle entrate legate al turismo; la riforma della gestione delle crisi finanziarie con la proposta di rafforzare subito il fondo sul predissesto con ulteriori 200 milioni; il tema del fondo di solidarietà comunale e la necessità di arrivare alla perequazione “verticale” cioè finanziata dallo Stato, come previsto dalla legge; la ristrutturazione del debito comunale, con riduzione dell’onere da interessi, che è già legge e va attuata sollecitamente. E poi ancora la questione del rilancio degli investimenti su scala territoriale, anche nella prospettiva delle risorse in arrivo con il Recovery fund. Sono i principali temi toccati dalla Commissione Finanza locale Anci riunitasi in video conferenza, per fare il punto sulla situazione finanziaria dei Comuni, anche in vista delle proposte da presentare per la Legge di Bilancio.
“Nonostante un anno straordinario l’Anci ha cercato di portare all’attenzione del governo tutte le problematiche relative alle minori entrate e maggiori spese per i bilanci comunali. Non possiamo dirci insoddisfatti del lavoro svolto e di quanto recepito nei diversi provvedimenti rispetto alle esigenze dei Comuni”, ha evidenziato Alessandro Canelli (Sindaco di Novara e neo presidente IFEL). Per il quale “al netto di alcuni nodi critici da dipanare, i diversi provvedimenti governativi hanno consentito di delineare un assetto complessivo della finanza locale abbastanza solido”. “Bisogna ora attrezzarci per affrontare le questioni ancora aperte partendo dalla prosecuzione del tavolo di monitoraggio”, ma le difficoltà finanziarie dei Comuni “vanno affrontate già a partire dal ddl bilancio con la previsione di una posta iniziale per compensazione delle perdite”.
Canelli nel suo intervento ha anche auspicato la proroga al 2022 del canone unico, tenuto conto delle difficoltà dei Comuni a rivedere tutta la regolamentazione dei prelievi su occupazione suolo pubblico e pubblicità per attuare nei tempi giusti (entro gennaio 2021 al massimo) il nuovo sistema.
“Con il prossimo anno che sarà segnato ancora dalla pandemia, bisogna ragionare già adesso sulla prossima legge di bilancio prevedendo qualche forma di anticipazione proporzionalmente significativa rispetto a quanto previsto per l’anno in corso”, ha osservato nel suo intervento Mauro Guerra. Più in generale il presidente della Commissione ha indicato la necessità di arrivare ad un ridisegno complessivo della Finanza locale. “Bisogna chiedere al governo un’assunzione di responsabilità preventiva per costruire bilanci 2021 almeno credibili. I 600 milioni di euro per il mancato gettito e le maggiori spese del primo trimestre del prossimo anno vanno rafforzati per evitare – ha sottolineato – di rincorrere progressivamente il raggiungimento degli equilibri” (fonte Anci).

 

Autore: La redazione PERK SOLUTION