Impegni di spesa assunti successivamente all’esecuzione del contratto

La Corte dei conti, Sezione Lombardia (deliberazione n. 35/2022), nel concludere l’esame al rendiconto per gli esercizi finanziari 2018 e 2019 di un Comune, ex art. 1, comma 166 della legge n. 266/2005, ha accertato, tra l’altro, la violazione delle regole sul procedimento di spesa relativo alla gestione dei servizi cimiteriali e di illuminazione pubblica. Nel caso di specie, la gestione dei servizi cimiteriali e lampade votive del comune, con annessi lavori accessori di ampliamento e ristrutturazione dei cimiteri, è stata affidata ad un Consorzio s.c. a r.l. in forza di una convenzione del 2014, per la durata di cinque anni decorrenti dalla consegna delle strutture, e dunque sino al 10 novembre 2019.
Nel corso dell’istruttoria è emerso che l’iniziale impegno di spesa relativo al rapporto contrattuale non ha riguardato l’esercizio 2019 e che tale impegno è stato assunto solo successivamente all’esecuzione delle prestazioni da parte del gestore, in occasione della proroga del contratto.
Ad avviso del Collegio, la descritta condotta contabile si discosta dalle regole che disciplinano il procedimento di spesa dettate dall’art. 183 TUEL e dai principi contabili applicati di cui al par. 5 dell’all. 4/2 del d.lgs. n. 118/2011. Gli impegni di spesa per le prestazioni contrattuali effettuate dal concessionario dei servizi cimiteriali nel 2019, in quanto assunti successivamente all’esecuzione del contratto (terminata in data 10/11/2019), costituiscono violazione delle regole sul procedimento di spesa sopra citate, determinando irregolarità contabile del procedimento stesso.  Tuttavia, l’esistenza di stanziamenti nel bilancio di previsione per importi corrispondenti a quelli impegnati destinati alla spesa di cui trattasi consente di escludere che, nel caso di specie, sia configurabile un debito fuori bilancio, da assoggettare alla procedura di riconoscimento di legittimità di cui all’art. 194 TUEL.
Ad avviso del Collegio, l’esistenza dello stanziamento assicura, infatti, che l’obbligazione si è originata nell’ambito delle autorizzazioni alla spesa concesse dall’organo politico in sede di bilancio di previsione, rendendo di fatto superflua l’ulteriore delibera da parte del Consiglio
comunale volta a riconoscere l’utilità della prestazione e a ricondurre al bilancio il relativo debito pecuniario. Difetta, in ultima analisi, quel presupposto di fatto (quale è la genesi del debito al di fuori del bilancio) che – come noto – vale a distinguere la fattispecie di cui all’art.
194, co. 1, lett. e), TUEL (acquisizione di beni e servizi in violazione degli obblighi di cui all’art. 191 TUEL) dalle altre ipotesi contemplate dall’art. 194 TUEL.

 

Autore: La redazione PERK SOLUTION

Corte dei conti, l’ausiliario del traffico non fa parte del Corpo di Polizia Locale

La Corte dei conti, Sez. Emilia-Romagna, con deliberazione n. 24/2022, fornisce chiarimenti in merito a due quesiti formulati da un Sindaco volti a conoscere se il personale assunto dal Comune con un profilo riconducibile alla figura di “ausiliario del traffico”, ed al quale con provvedimento sindacale vengono attribuite le funzioni di prevenzione ed accertamento delle violazioni in materia di sosta, possa essere considerato facente parte del Corpo di Polizia locale e sulla possibilità di riconoscere a detto personale, ove facente parte del Corpo di polizia locale, le misure di previdenza integrative previste dall’art. 208 del Nuovo Codice della Strada.
La Sezione ritiene che l’operatore comunale di mobilità, riconducibile alla figura dell’ausiliario del traffico, assunto con contratto a tempo indeterminato ed incaricato, con provvedimento del Sindaco, di svolgere funzioni di prevenzione ed accertamento delle violazioni in materia di sosta non può essere considerato personale appartenente al Corpo di polizia municipale di cui non riveste alcuna qualifica ordinamentale, né è titolare di tutte le funzioni previste per il personale della polizia municipale essendo incaricato solo dell’espletamento di uno specifico servizio di polizia stradale. Di conseguenza, l’ausiliario del traffico, non appartenendo al Corpo di polizia municipale, non può essere destinatario di disposizioni di previdenza integrativa prevista solo per beneficiari ben individuati dalla legge e nella fattispecie per il personale della polizia municipale. La natura di fondo speciale a carattere vincolato, a tutela degli equilibri di bilancio, che viene a costituirsi con i proventi delle sanzioni per violazione al codice della strada e l’indicazione dettagliata contenuta nella legge delle finalità perseguibili con i proventi stessi non consentono interpretazioni estensive al di là dello stretto dettato normativo.

 

Autore: La redazione PERK SOLUTION

 

Corte dei conti, presupposti normativi per la ripartizione dei compensi per l’avvocatura interna

La Corte dei conti, Sez. Emilia-Romagna, con deliberazione n. 85/2022, in risposta ad una richiesta di parere sulla corretta interpretazione dell’art. 9 del D.L. n. 90 del 2014 convertito nella legge n. 114 del 2014 che disciplina i compensi professionali dovuti agli avvocati dalle amministrazioni pubbliche da cui gli stessi dipendono, ha chiarito che gli unici presupposti richiesti dalla norma in esame per la ripartizione dei compensi professionali fra gli avvocati sono l’esito favorevole del giudizio o di altro procedimento nel quale l’avvocato abbia esercitato il patrocinio per l’ente (dovendosi interpretare il termine “sentenza” in modo atecnico come riferito appunto al presupposto sostanziale richiesto dalla norma e consistente nella pronuncia favorevole per l’ente nel quale esita il giudizio o procedimento), la condanna della controparte alle spese, che rappresenta titolo autonomo rispetto alla pronuncia principale e, in ultimo, l’effettivo recupero a carico della controparte dell’importo liquidato dal giudice a titolo di spese legali.
Mentre la misura e le modalità di ripartizione dei compensi sono rimesse ai regolamenti dei singoli enti di riferimento e alla disciplina della contrattazione collettiva, i presupposti di esistenza del diritto sono quelli individuati a monte dalla norma primaria, ovvero:
a) l’esistenza di una pronuncia contenente un capo accessorio relativo alla condanna della controparte alle spese;
b) l’esito della lite favorevole per la P.A. causalmente riconducibile all’attività dell’avvocato dipendente;
c) il recupero effettivo delle spese dalla controparte che vi è tenuta.
Sulla portata sostanziale del termine “sentenza” riportato nel comma 3 dell’art. 9, la Sezione chiarisce che l’effettivo discrimine fra il medesimo comma e il successivo comma 6 primo periodo non risiede nella forma della pronuncia principale quanto, piuttosto, nel provvedimento che statuisce sulle spese e che consiste, nel primo caso, in una condanna che legittima una ripartizione del “riscosso” fra gli avvocati dell’ente e, nel secondo caso, in una compensazione che consente la corresponsione dei compensi ai medesimi avvocati ma nei limiti dello stanziamento previsto (dato che manca un riscosso da recuperare), il quale non può superare il corrispondente stanziamento relativo all’anno 2013.
Con riferimento alla spettanza del compenso agli avvocati dipendenti da enti pubblici nel caso di condanna alle spese con effettivo recupero a carico della controparte, a seguito sia di sentenza sia di altra pronuncia di contenuto favorevole per l’ente, la Sezione ribadisce, in coerenza con l’orientamento della giurisprudenza contabile e l’interpretazione dell’art. 91 del codice di procedura civile fornita dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite, nella sentenza n. 20957/04, che “la statuizione relativa alla condanna alle spese, inerendo a posizioni giuridiche soggettive di debito e credito discendenti da un rapporto obbligatorio autonomo rispetto a quello in esito al cui esame è stata adottata, ha i connotati della decisione giurisdizionale e l’attitudine al passaggio in giudicato indipendentemente dalle caratteristiche del provvedimento cui accede”. Proprio l’autonomia del rapporto obbligatorio nascente dalla condanna alle spese rispetto al provvedimento principale prova che il compenso è da riconoscersi al dipendente-professionista che ha esercitato lo ius postulandi nel procedimento all’esito del quale è stata disposta la suddetta condanna, indipendentemente dalla natura della pronuncia stessa.

 

Autore: La redazione PERK SOLUTION

Corte dei conti, Linee guida per la relazione sul bilancio di previsione 2022-2024

La Sezione delle autonomie della Corte dei conti, con deliberazione n. 2/SEZ/AUT/2022/INPR, ha approvato le “Linee guida” e l’annesso “Questionario”, cui devono attenersi, ai sensi dell’art. 1, comma 166 e seguenti, della legge 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria per il 2006), gli Organi di revisione economico-finanziaria degli enti locali nella predisposizione della relazione sul bilancio di previsione 2022-2024.

La Sezione rileva come l’adozione tempestiva delle linee guida ed il supporto fornito dalla contestuale informatizzazione dei questionari consentano lo svolgimento delle verifiche in tempo utile affinché gli enti possano adottare misure correttive in corso di gestione e contenere l’impatto, in sede di rendicontazione, dei rilevati fattori critici. Esigenze che per l’esercizio in corso, a ragione dell’impatto delle prime fasi di attuazione del PNRR, assumono particolare cogenza sia per verificare l’andamento del piano di ripresa e resilienza, per il quale la tempestività è requisito strutturale dell’azione stessa e, quindi, fondamentale, per preservarla da improprie commistioni sul piano dell’amministrazione.

Il questionario è stato articolato in una sezione dedicata alle domande preliminari ed in cinque sezioni a carattere tematico, oltre ad una sezione, la sesta, che prevede la compilazione di quattro quadri contabili. Per procedere alla compilazione della relazione-questionario l’Organo di revisione deve entrare nel sito della Corte dei conti, area Servizi, link: https://servizionline.corteconti.it/ e accedere alla nuova piattaforma dedicata ai questionari di finanza territoriale “Questionari Finanza Territoriale”, tramite utenza SPID di 2° livello. La Sezione comunicherà, successivamente, la data dalla quale sarà resa disponibile agli utenti la versione on-line.

 

Autore: La redazione PERK SOLUTION

PNRR, la Corte dei conti approva il programma di controllo concomitante per il 2022

La Corte dei conti, Collegio del controllo concomitante presso la Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato, con deliberazione n. 1/2022 ha approvato la programmazione dei controlli, per l’anno 2022, allo scopo di garantire una innovativa forma di controllo in corso d’opera (appunto, “concomitante”), volta ad accelerare l’attuazione degli interventi di sostegno e rilancio dell’economia nazionale, tra i quali quelli previsti dal PNRR.
Gli ambiti in cui si concentrerà l’attività istruttoria della Corte dei Conti, sono Digitalizzazione P.A. e Innovazione; Istruzione; Ricerca; Cultura; Turismo; Mobilità e logistica; Transizione ecologica; Lavoro e inclusione sociale e Salute.
Sarà così possibile segnalare alle stesse amministrazioni, inizialmente, tramite apposite raccomandazioni o avvisi, contribuendo a ridurre il rischio di vedere vanificata l’efficacia delle misure di sostegno e rilancio.
Si considerano questi controlli come “un’azione propulsiva finalizzata al corretto impiego delle risorse disponibili, in parte provenienti anche dall’Unione europea e rimesse alla gestione pubblica, per intercettare e, dove possibile, prevenire, anche attraverso un dialogo aperto con le stesse amministrazioni, gravi irregolarità gestionali o rilevanti deviazioni da obiettivi, procedure o tempi di attuazione degli interventi.
L’obiettivo è cercare di anticipare e precorrere le varie scadenze intermedie (milestones) e le devianze gestionali dei progetti (attraverso, ad esempio, l’individuazione di indici di anomalia e di rischio), ponendosi in tal modo in quella logica, anche predittiva, voluta dal legislatore”.
L’attività di controllo potrà si concluderà nei casi più gravi nella richiesta del Presidente della Corte rivolta al Ministro competente di attivare la responsabilità dirigenziale, disporre la sospensione dell’impegno di somme stanziate sui relativi capitoli di spesa, avviare un iter che obblighi l’amministrazione ad adottare tempestivamente azioni correttive.
Tra i progetti inseriti nel programma dei controlli concomitanti per il 2022 si segnalano: Banda ultra larga e 5G; collegamenti ferroviari ad Alta Velocità verso il Sud per passeggeri e merci; potenziamento dell’Ufficio del processo; efficientamento della gestione dei rifiuti con riduzione delle discariche abusive; creazione di imprese femminili; potenziamento dei centri per l’impiego; percorsi di autonomia per persone con disabilità; housing temporaneo per le persone senza fissa dimora; casa come primo luogo di cura e telemedicina; piano per asili nido e scuole dell’infanzia, nonché servizi di educazione e cura per la prima infanzia.

 

Autore: La redazione PERK SOLUTION

Il fondo contenzioso va accantonato solo in presenza di effettiva pendenza di controversie

Con riferimento alla costituzione di un fondo contenzioso in assenza di vertenze, ove l’amministrazione non abbia notizia di possibili eccezioni o pretese manifestate dai terzi nei propri confronti, l’accantonamento, per quanto di modesto importo, rischia di eccedere le finalità prudenziali e di intaccare le equiordinate esigenze di verificabilità e attendibilità delle scritture contabili. È quanto affermato dalla Corte dei conti, Sez. Piemonte, con deliberazione n. 19/2022/PRSE, in seguito all’esame della relazione redatta, ai sensi dell’art. 1, commi 166 e segg., della Legge 23 dicembre 2005, n. 266, dall’Organo di revisione dei conti di un Comune in riferimento al Rendiconto per l’esercizio finanziario 2019.

Il Comune è stato invitato a relazionare in merito all’accantonamento della somma di euro 2.000,00 nel risultato di amministrazione a titolo di “fondo per il contenzioso”, dal momento che nel questionario, alla apposita domanda sulla congruità della posta, risultava la seguente risposta: “non ricorre la fattispecie”. Con la nota di riscontro l’amministrazione ha invece precisato che non vi sono contenziosi in atto e che “l’accantonamento è stato fatto a titolo prudenziale”.

Nel merito, la Corte ha evidenziato che il rendiconto è finalizzato a dare rappresentazione contabile degli eventi effettivamente esistenti ed apprezzati nel corso dell’intera gestione annuale riepilogata a consuntivo; ne deriva che gli accantonamenti, accomunati da una ratio prudenziale, devono però trovare effettivo spunto in fatti avvenuti ed apprezzati durante la gestione ormai conclusa e che sono ritenuti dall’amministrazione suscettibili di riverberare i propri effetti negli esercizi a venire. L’accantonamento di un fondo per il contenzioso postula quindi l’esistenza di fatti (ad esempio sinistri avvenuti, oppure provvedimenti assunti incisivi di diritti o interessi legittimi dei privati) che rendano ragionevole provvedere ad accantonare risorse per affrontare spese impreviste (o minori entrate) nell’immediato futuro. A tale fine è certo ammissibile accantonare risorse allorché eventuali controversie, foriere di potenziali rischi per le finanze dell’ente, pendano solo a livello stragiudiziale. Ove però l’amministrazione neppure abbia notizia di possibili eccezioni o pretese manifestate dai terzi nei suoi confronti, l’accantonamento di un “fondo contenzioso” rischia di eccedere le finalità prudenziali e intaccare le equiordinate esigenze di verificabilità e attendibilità delle scritture. Quando invece l’amministrazione intenda destinare somme per prepararsi a eventuali controversie, che dovessero manifestarsi solo nel futuro, la sede appropriata non è il rendiconto bensì il bilancio di previsione, giacché il fondo contenzioso accantonato nel risultato di amministrazione non è finalizzato a retribuire i professionisti legali incaricati dell’assistenza legale dell’ente.
In disparte la sostanziale “penalizzazione” che l’ente pare essersi autoinflitto, la Sezione rileva che la normativa pone requisiti stringenti per l’utilizzo delle quote accantonate del risultato di amministrazione, essenzialmente riconducibili al fatto che il rischio alla cui copertura erano preordinate non sussista più con certezza; è però ovvio che quando la ragione stessa dell’accantonamento non abbia solide basi di fatto, l’amministrazione si espone al rischio di una probatio diabolica al fine di legittimare successivamente lo svincolo di tali risorse, potendo risultare arduo dimostrare la sopravvenuta inesistenza di una condizione generica e puramente ipotetica.

 

Autore: La redazione PERK SOLUTION

Corte dei conti, il programma dei controlli 2022 della Sezione delle Autonomie

La Corte Conti Sezione Autonomie, con delibera n. 1/2022 ha approvato il programma che delinea i monitoraggi e i controlli da esercitare nel corso del 2022 sulle autonomie territoriali, ponendo come elemento cardine la verifica dell’attuazione del PNRR, condotta attraverso la verifica degli esiti della gestione “anche in corso di svolgimento”. La magistratura contabile, nelle sue articolazioni sul territorio, può, quindi, offrire il proprio contributo con valutazioni sulla tempestività e sui risultati, anche intermedi, della gestione.
La disciplina attuativa del PNRR prevede cogenti adempimenti di verifica e di monitoraggio verso i soggetti titolari degli interventi e quelli preposti alla sua attuazione e affida alla Corte dei conti il controllo sull’acquisizione e il corretto impiego delle risorse finanziarie provenienti dai fondi di cui al PNRR e dalle altre fonti di finanziamento (FSC – Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, PNC – Piano nazionale per gli investimenti complementari e risorse di bilancio), nel rispetto di tutte le condizionalità stabilite dalla normativa comunitaria e nazionale.
Il programma approvato si inserisce nel contesto prodotto dalla pandemia – i cui effetti sul sistema economico non sono limitati all’esercizio 2020 ma hanno potenziali rilevanti ricadute nei successivi periodi amministrativi – e pone, soprattutto, attenzione all’obiettivo di rilanciare la struttura economico-sociale del Paese con un percorso di graduale ritorno alla normalità degli andamenti delle entrate e delle spese.
Sotto il profilo del coordinamento delle attività delle Sezioni regionali di controllo, si prevede una razionalizzazione della funzione consultiva, per ricondurre a coerenza pareri discordanti resi nel territorio.

Calcolo Fondo Garanzia Debiti Commerciali al netto delle spese vincolate in termini di cassa

La percentuale di accantonamento al FGDC, determinata secondo i criteri divisati dal comma 862 dell’art. 1 della legge n. 145 del 2018, si applicata sugli stanziamenti riguardanti “la spesa per acquisto di beni e servizi” (macroaggregato 03), al netto degli “stanziamenti di spesa che utilizzano risorse con specifico vincolo di destinazione, sia in termini di competenza sia in termini di cassa. La sussistenza di un vincolo anche in termini di cassa rende, infatti, ragionevole l’esclusione dal monte degli stanziamenti di spesa per acquisizione di beni e sevizi di
quelle spese “che utilizzano risorse con specifico vincolo di destinazione”, in quanto l’esigenza di un accantonamento a garanzia del pagamento dei debiti commerciali, in tale caso, è attenuata dalla sussistenza di un regime vincolistico operante anche in termini di cassa. Diversamente, ammettere che dall’accantonamento in esame debbano essere escluse anche le entrate vincolate in termini di competenza ma liberamente disponibili in termini di cassa comporterebbe un ingiustificato alleggerimento dell’incidenza di questo accantonamento sul bilancio dell’ente, non coerente con la ratio dell’istituto de .quo

È questa la precisazione fornita dalla Corte dei Conti, Sez. Campania, con deliberazione n. 4/2022. Prendendo le mosse dalla normativa comunitaria (direttiva 2011/7/UE) e dalla legge n. 145/2018, il Collegio, sottolinea come le norme istitutive del FGDC, nella pronuncia della Corte cost., sentenza n. 78/2020, abbiano superato “il test di proporzionalità. Esse, infatti, si presentano congrue rispetto allo scopo legittimamente perseguito dal legislatore e approntano strumenti adeguati in relazione alla finalità di indurre l’ente a conseguire giacenze di cassa proprio per estinguere le obbligazioni che esso ha assunto.

La cassa vincolata è alimentata dalle entrate che abbiano un vincolo specifico ad una determinata spesa stabilito per legge, per trasferimenti o per prestiti (indebitamento) e solo in tali limiti si può formare il vincolo, in osservanza del principio generale di unità del bilancio, che rimane prevalente in tutte le fasi di programmazione, gestione e rendicontazione del settore pubblico. Per tale ragione, “il regime vincolistico della gestione di cassa (…) è caratterizzato dall’eccezionalità delle ipotesi, che devono essere circoscritte a quelle indicate dall’art. 180, comma 3, lett. d) e dall’art. 185, comma 2, lett. i)” del TUEL. La irreversibilità della destinazione sottrae definitivamente all’Ente la disponibilità delle risorse anche sotto il profilo della gestione di cassa (salvo potervi fare ricorso, per momentanea carenza di liquidità, con i limiti e le procedure sopra richiamate) e giustifica l’esclusione degli stanziamenti per l’acquisizione di beni e servizi che attingono a tali entrate con specifico vincolo di destinazione dall’importo su cui applicare la percentuale di accantonamento al FGDC.

Debiti fuori bilancio, costituisce grave irregolarità contabile la mancata indicazione dei mezzi finanziari

La Corte dei conti, Sez. Liguria, con deliberazione n. 86/2021, in esito alle verifiche effettuate sui documenti concernenti lo stato di attuazione del piano di riequilibrio finanziario e sulle risultanze finanziarie al 31 dicembre 2020 di un Comune, ha accertato la grave irregolarità contabile rinveniente nelle deliberazioni del consiglio relative a lavori di somma urgenza consistente nella mancata appostazione dei mezzi finanziari a copertura delle nuove spese e nella mancata indicazione dei relativi capitoli di spesa.
Tali gravi irregolarità – in ogni caso – non hanno inciso sull’attendibilità delle risultanze contabili dell’esercizio 2020 poiché l’ente ha poi dimostrato che tutti i debiti fuori bilancio riconosciuti sono stati effettivamente imputati alla competenza di capitoli di spesa dello stesso esercizio.
La Sezione ha richiamato l’Organo di revisione ad espletare rigorosamente, in sede di pareri di regolarità contabile sui provvedimenti di riconoscimento dei debiti fuori bilancio, le verifiche riguardanti il pieno e puntuale rispetto delle disposizioni di cui agli artt. 191-194 TUEL.

 

Autore: La redazione PERK SOLUTION

 

Spese di rappresentanza, la Corte dei conti invita l’ente a recuperare le spese illegittime

Con deliberazione n. 166/2021, la Corte dei conti Sez. Piemonte, nell’ambito dell’attività di controllo posta in essere ai sensi dell’art. 1, commi 166 e seguenti, della Legge 23 dicembre 2005, n. 266, con riguardo alla relazione sul rendiconto dell’esercizio 2020, redatta dall’Organo di revisione, oltre ad accertare diverse irregolarità, si è soffermata anche sui criteri di legittimità delle spese di rappresentanza. In particolare, da una verifica del prospetto delle spese di rappresentanza sostenute dall’Ente, è emerso che non tutte avrebbero i requisiti previsti dalla giurisprudenza contabile consolidatasi in materia, con riferimento alle voci riferite a “pranzo di rappresentanza” e “doni natalizi”.
Il Collegio ricorda che le spese di rappresentanza assolvono ad una funzione rappresentativa dell’Ente, e, cioè, si sostanziano in quelle spese che, in stretta correlazione con le finalità istituzionali dell’ente, soddisfano l’obiettiva esigenza dello stesso di manifestare se stesso, e le proprie attività, all’esterno e di mantenere ed accrescere il prestigio dell’ente nel contesto sociale in cui si colloca (carattere dell’inerenza); nonché l’interesse di ambienti e soggetti qualificati, per il migliore perseguimento dei propri fini istituzionali e per i vantaggi che, ad esso o alla comunità amministrata, derivano dall’essere conosciuto e apprezzato nella propria attività di perseguimento del pubblico interesse (carattere dell’ufficialità). La violazione di tali criteri comporta l’illegittimità della spesa sostenuta dall’Ente per finalità che fuoriescono dalla rappresentanza. Sotto il profilo gestionale, l’economicità e l’efficienza dell’azione della pubblica amministrazione impongono il carattere della sobrietà e della congruità della spesa di rappresentanza sia rispetto al singolo evento finanziato, sia rispetto alle dimensioni e ai vincoli di bilancio dell’ente locale che le sostiene. Pur in mancanza di norme di legge che stabiliscono criteri e condizioni per la legittima effettuazione delle spese di rappresentanza, la giurisprudenza contabile ha enucleato i tratti distintivi delle stesse precisando che:
– esulano dall’attività di rappresentanza quelle spese che non siano strettamente finalizzate a mantenere o accrescere il prestigio dell’ente verso l’esterno nel rispetto della diretta inerenza ai propri fini istituzionali;
– non rivestono finalità rappresentative verso l’esterno le spese destinate a beneficio dei dipendenti o amministratori appartenenti all’Ente che le dispongono;
– non devono porsi in contrasto con i principi di imparzialità e di buon andamento, di cui all’art. 97 della Costituzione. Inoltre, dalla copiosa casistica giurisprudenziale in materia si ricava che non costituiscono spese di rappresentanza:
– gli atti di mera liberalità;
– le spese di ospitalità effettuate in occasione di visite di soggetti in veste informale o non ufficiale;
– l’acquisto di generi di conforto in occasione di riunioni della Giunta o del Consiglio Comunale;
– omaggi, pranzi o rinfreschi offerti ad Amministratori o dipendenti;
– ospitalità e/o pasti a favore di fornitori dell’ente o di soggetti legati all’ente da rapporti di tipo professionale o commerciale (affidatari di incarichi, consulenze, collaborazioni, ecc.);
– spese connesse con l’attività politica volte a promuovere l’immagine degli amministratori e non l’attività o i servizi offerti alla cittadinanza;
Nel raccomandare ad attenersi scrupolosamente a quanto affermato dalla giurisprudenza contabile consolidatasi in tema di spese di rappresentanza, anche attraverso la predisposizione e approvazione di un Regolamento ad hoc a cui attenersi, i giudici invitano l’ente a valutare, altresì, il recupero delle somme sostenute illegittimamente.

 

Autore: La redazione PERK SOLUTION