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Smart working d’emergenza, arrivo il no del ministro per la PA

Sullo smart working, il Ministro per la PA precisa che chi ne invoca il ritorno sull’onda del rialzo dei contagi è disinformato sull’operazione portata avanti in questi mesi: “Il 15 ottobre abbiamo detto addio alla sperimentazione di massa dello smart working emergenziale, senza regole e senza diritti. Ma non abbiamo detto addio allo smart working. Al contrario, abbiamo intensificato le attività per regolarlo, nei nuovi contratti, e per assicurare la piena autonomia organizzativa alle singole amministrazioni. Nel frattempo, grazie al confronto costante e proficuo con i sindacati, abbiamo emanato apposite linee guida, che ancorano il lavoro agile all’accordo individuale con il lavoratore, alla soddisfazione dell’utenza e al rispetto della sicurezza informatica. Perché mai dovremmo tornare indietro? Siamo più avanti dei privati”. E se l’emergenza dovesse aggravarsi in modo drastico, “caso basterebbe una mia circolare per invitare le amministrazioni a fare le scelte opportune: alcune avranno bisogno del lavoro agile, altre no”.

“Nella Pubblica amministrazione – continua il ministro – è in corso una rivoluzione. Dai concorsi sbloccati, digitalizzati e velocizzati alle semplificazioni, dai rinnovi contrattuali alla formazione, alle nuove modalità di reclutamento del personale necessario al Pnrr, al portale inPA, alla revisione delle carriere, al salario accessorio, al rafforzamento della capacità amministrativa degli enti locali, oltre allo stesso smart working, in dieci mesi sono avvenuti altrettanti “strappi”. Consolidarli è il nostro compito. Diventeranno, insieme all’interoperabilità delle banche dati e alla migrazione ai servizi cloud, l’eredità strutturale del Piano nazionale di ripresa e resilienza”.

Brunetta ricorda come le riforme siano state portate avanti in un clima di coesione sociale, grazie al Patto per l’innovazione del lavoro pubblico siglato tra Governo e sindacati il 10 marzo, cornice per avviare una nuova stagione di relazioni sindacali e sbloccare i rinnovi contrattuali. Dopo la firma della preintesa per il comparto funzioni centrali e dell’accordo per il comparto difesa e sicurezza, “ora si accelera – dice – su sanità ed enti locali, sui Vigili del Fuoco e sui prefetti. Spero che a gennaio si chiuda”.

Infine, la formazione, “elemento chiave” dei nuovi contratti. “È un’altra prima volta – evidenzia il ministro – : sulla formazione si investe, con una dote finanziaria mai vista, pari a circa un miliardo di euro in cinque anni. La ‘ricarica delle batterie’ del lavoro pubblico partirà da gennaio, in due modi: da un lato, con la formazione digitale, sviluppata con partner pubblici e privati, nazionali e internazionali; dall’altro lato, con un ampio programma di upskilling, possibile grazie ad accordi con le università su tutto il territorio nazionale che permetteranno ai dipendenti pubblici l’iscrizione a corsi di laurea e master a condizioni agevolate”.

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