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Nuova Governance UE. L’Anci contro nuove restrizioni finanziarie sugli enti locali

Nel corso dell’audizione presso le Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, l’Anci ha espresso la ferma opposizione a trasposizioni dirette dei nuovi vincoli europei sugli enti locali italiani. Le regole da applicare agli enti territoriali a seguito degli accordi sulla nuova Governance economica europea sono lasciate alla valutazione di ciascun Stato membro.

L’introduzione di nuovi vincoli alla spesa dei Comuni e delle Città metropolitane costituirebbe un grave ostacolo alla ripresa degli investimenti locali attualmente in atto e alla capacità di ampie fasce di enti locali di erogare servizi fondamentali per la popolazione, servizi che hanno invece bisogno di ulteriore sviluppo per poter superare le forti disuguaglianze territoriali ancora esistenti.

Il nuovo quadro di governance economica dell’UE prevede un impianto con schema di natura “negoziale” il quale pone al centro l’obiettivo della sostenibilità del debito pubblico e la correlata analisi risk-based e prevede che ciascun Paese con un debito sopra il 60 per cento o un deficit sopra il 3 per cento del Pil presenti un proprio specifico Piano strutturale di bilancio a medio termine in grado di porre o mantenere il rapporto debito/Pil su un sentiero plausibilmente discendente e comunque prudente. Il Piano dovrà avere una durata di 4 o 5 anni, in relazione alle legislature nazionali, e prevedere un aggiustamento che copre un periodo di 4 anni estendibile fino ad un massimo di 7 se il Paese si impegna a realizzare riforme ed investimenti riconosciuti come rilevanti sia per la crescita e l’equilibrio delle finanze pubbliche nazionali che per i più generali obiettivi macroeconomici e sociali europei (priorità comuni, ecc.).

La nuova struttura di governance si pone l’obiettivo finale della sostenibilità del debito attraverso il controllo operativo di un unico aggregato: la spesa netta (detratti, cioè, gli interessi; le spese cicliche connesse ai sussidi per la disoccupazione e quelle temporanee e una-tantum; le spese che trovano piena copertura in trasferimenti dal bilancio europeo e quelle per co-finanziare progetti europei; e infine, ma assai importante dal punto di vista delle implicazioni di ordine procedurale, le entrate di natura discrezionale). L’essenza del Piano sta, dunque, in un programma di aggiustamento che attraverso il controllo della traiettoria della spesa netta, la quale diventa, in sostanza, l’obiettivo intermedio da conseguire, sia in grado di correggere le tendenze della finanza pubblica che si registrerebbero a politiche invariate e considerate le spinte dei costi d’invecchiamento della popolazione.

In un contesto in cui permangono i vincoli tradizionali del 3 e del 60 per cento del Pil, rispettivamente per il deficit e il debito pubblico (la riforma non tocca, infatti, i Trattati), le modifiche del framework richiedono ai Paesi di assicurare comunque:
a) da un lato, una prestabilita riduzione annua minima del rapporto debito/Pil (1 punto all’annuo, nella media del periodo di aggiustamento, per i paesi con un rapporto superiore al 90 per cento e mezzo punto all’anno per i Paesi con debito tra il 60 ed il 90 per cento;
b) dall’altro lato, un margine di resilienza dell’aggiustamento medesimo, tal che esso non possa considerarsi concluso fino a quando il deficit strutturale non scende all’1,5 per cento del Pil.

Secondo Anci sono anche da valorizzare nella declinazione del nuovo patto di stabilità europeo l’esigenza di assicurare un ambiente favorevole agli investimenti, l’attenzione alla dimensione sociale nella scelta dei parametri di definizione e il monitoraggio degli obiettivi nazionali, l’attivazione di un dialogo Stato membro-Commissione per indicare la «traiettoria di riferimento» da rispettare ai fini della convergenza”. L’attuale fase di gestione della finanza locale, gli investimenti e i servizi di rilevanza sociale, la scuola e il sostegno alle emergenze locali, richiedono una attenta riflessione che dovrebbe condurre all’esclusione degli enti locali da nuove restrizioni quantitative, anche in ragione delle tendenze e dell’assetto finanziario attualmente rilevabili.

 

La redazione PERK SOLUTION