PNRR, Bando valorizzazione beni confiscati alle mafie: presentazione domande entro il 28 febbraio 2022

È stato prorogato al 28 febbraio 2022 il termine di presentazione dei progetti per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie a valere sulle risorse del PNRR, Missione 5 – Inclusione e coesione – Componente 3 – Interventi speciali per la coesione territoriale – Investimento 2.
L’Avviso, pubblicato il 23 novembre 2021, ha lo scopo di individuare, mediante procedura valutativa selettiva con graduatoria, proposte progettuali finalizzate al recupero, rifunzionalizzazione e valorizzazione di beni confiscati alla criminalità organizzata, attraverso opere di demolizione e ricostruzione, di ristrutturazione e/o adeguamento per le finalità prescritte nel decreto di destinazione, ex art. 47, comma 2, del D.Lgs. n. 159/2011, per la restituzione alla collettività ed il reinserimento di tali beni nel circuito legale dei territori di appartenenza.
Le risorse oggetto dell’Avviso ammontano complessivamente a 250 mln di euro. Sono previsti criteri premiali, in particolare per la valorizzazione con finalità di Centro antiviolenza per donne e bambini, o case rifugio e per la valorizzazione con finalità per asili nido o micronidi.

L’Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati supporta i Comuni

Nell’ambito dell’attività di potenziamento, riorganizzazione e sviluppo delle politiche di destinazione dei beni confiscati e di rafforzamento dell’intesa con gli Enti Locali, l’Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati  alla criminalità organizzata (ANBSC) ha creato nel proprio portale istituzionale una pagina denominata “L’Agenzia supporta i Comuni”. Sarà attivata anche una mail dedicata: supportoaicomuni@anbsc.it

I Comuni interessati potranno trovare nella pagina a loro dedicata, divisi in singole sezioni, modelli operativi, approfondimenti normativi e giurisprudenziali, indicazioni sulle risorse finanziarie regionali, nazionali ed europee, descrizione di buone prassi, oltre a risposte alle domande più frequenti.

L’esigenza è emersa nel corso delle iniziative intraprese in collaborazione con i Nuclei di Supporto presso le prefetture che avevano l’obiettivo di migliorare il processo di restituzione dei beni confiscati alle comunità locali interessate anche dalla presenza nel proprio territorio della criminalità organizzata. Durante il ciclo di conferenze di servizi nello scorso anno, i Nuclei di supporto hanno avuto modo di interagire in maniera diretta con le amministrazioni comunali, ponendo le basi di una nuova modalità di dialogo e di relazione.

Questa attività ha consentito la destinazione di 1.637 immobili, per un valore complessivo di 109 milioni di Euro. Inoltre, è sorta l’esigenza di mettere a disposizione dei Comuni modelli operativi standard a supporto della loro azione, utili non solo nei rapporti con l’Agenzia, ma anche per lo sviluppo delle numerose progettualità e che troveranno un proprio finanziamento attraverso i fondi messi a disposizione dalla Unione Europea, dalle Regioni e, da ultimo, dal PNRR.

Al via la riqualificazione delle stazioni appaltanti e delle centrali di committenza

È stato siglato tra ANAC e Presidenza del Consiglio dei ministri il Protocollo d’intesa per l’attuazione del sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti e delle centrali di committenza e ulteriori profili di collaborazione.

Gli obiettivi sono:
1) riduzione delle stazioni appaltanti, con particolare riferimento ai comuni, centralizzando il più possibile gli acquisti per spuntare prezzi migliori;
2) rafforzamento e qualificazione delle stazioni appaltanti, arginando deficit organizzativi e di professionalità dovuti all’eccessiva frammentazione;
3) applicazione di criteri di qualità, efficienza, professionalizzazione, realizzando un accorpamento della domanda;
4) istituzione dell’anagrafe unica delle stazioni appaltanti, inserendole secondo il livello di qualifica in possesso, e la loro provata capacità di acquisire beni, servizi e lavori, oltre che sulla base delle strutture organizzative stabili per l’acquisto, del personale presente con specifiche competenze, e del numero di gare svolte nell’ultimo quinquennio.

Il tavolo di lavoro congiunto Governo-Anac dovrà in tempi rapidi rendere operativo il nuovo sistema perché risulti pronto e collaudato prima dell’entrata in vigore della riforma del codice degli appalti (MC1-70 e MC1-73 del Pnrr). Già entro il 31 marzo 2022 verranno adottate le Linee guida con le modalità operative per l’attuazione del sistema di riqualificazione, che varrà per tutte le procedure di gara indette dalle stazioni appaltanti e dalle centrali di committenza.

Agid, PA digitale 2026: Accesso alle risorse del PNRR per la transizione digitale della PA

La piattaforma PA digitale 2026 consentirà alle amministrazioni di richiedere i fondi del PNRR dedicati alla transizione digitale, rendicontare l’avanzamento dei progetti e ricevere assistenza.

I 7 investimenti previsti dal PNRR per la digitalizzazione della PA sono messi a disposizione attraverso 14 misure, per un totale di oltre 6 miliardi di euro. Tra queste, due in particolare vedono AgID protagonista come ente delegato responsabile per l’attuazione: la misura 1.3.2 dedicata allo Sportello Digitale Unico (Single Digitale Gateway) e la misura 1.4.2 sull’accessibilità dei servizi pubblici digitali. A queste si aggiunge la misura 1.4.4 dedicata all’implementazione su scala nazionale dell’identità digitale SPID.

A seconda della tipologia di misura e di PA, sarà possibile accedere alle risorse o attraverso delle soluzioni standard o attraverso la presentazione di progetti.

Soluzioni standard, per le misure con una platea ampia di beneficiari (oltre 1.000 PA). Ogni PA, in base a tipologia e dimensione, potrà infatti accedere a specifiche misure attraverso soluzioni standard, ciascuna con un valore economico predefinito. Non sarà necessario scrivere e presentare progetti per ricevere finanziamenti.

Presentazione di progetti, per le misure con una platea ristretta di beneficiari (fino a 1.000 PA), è prevista una modalità di accesso che prevede invece la presentazione di progetti, sempre ispirata ai principi della semplicità e della riduzione degli oneri amministrativi.

Indagine ANAC sulle procedure di Project Financing

Diffusa assenza di concorrenza e una sostanziale posizione di monopolio del promotore del progetto: sono le criticità emerse nell’ambito dell’attività di indagine conoscitiva dell’Anac sulle procedure di Project Financing nei servizi. A sottolineare le problematiche, già segnalate dall’Autorità nella Relazione al Parlamento dell’anno 2020, è il presidente dell’Anac, nel comunicato del 12 gennaio 2022, richiamando le stazioni appaltanti a “garantire la massima competitività possibile consentendo a tutti gli operatori economici interessati di presentare un’offerta tecnicamente ed economicamente concorrenziale al pari di quella del promotore” del progetto.

Dall’indagine emerge che il modello di PF risulta imperniato “su una sostanziale posizione di monopolio del promotore e su una diffusa assenza di concorrenza derivante dal diritto di prelazione previsto dall’art. 183, comma 15 del Codice dei contratti pubblici e dal vantaggio competitivo del promotore. Quest’ultimo, in concreto, assume il totale controllo della commessa pubblica sin dalla fase iniziale non solo sotto il profilo progettuale e degli interventi da realizzare in Project Financing, ma anche sotto il profilo economico con possibili ricadute negative sulla fase di esecuzione (per esempio varianti, riequilibro dei costi, indicizzazione dei canoni concessori, ecc..)”.

“La ricorrenza di tale criticità – sottolinea Busia – pone in evidenza che le amministrazioni pubbliche raramente dispongono di adeguate competenze tecniche in grado di elaborare un progetto di base da inserire nella programmazione e che tale condizione le vincola ad una posizione di subordinazione rispetto al privato promotore, precludendo la possibilità di valutare proposte alternative e di individuare l’opzione più conveniente per la pubblica utilità”.
Un’altra criticità frequente è stata riscontrata nella programmazione. “Frequentemente – afferma Busia – gli appalti o le concessioni di servizi non risultano inseriti nella programmazione biennale di cui all’art. 21 comma 6 del D.lgs 50/2016. In alcuni casi, prevedendo una parte di lavori, risultano inseriti soltanto nella programmazione triennale per i lavori”.