Riconoscimento indennità di emergenza al personale in servizio presso i servizi di protezione civile

L’ANCI ha diffuso una nota operativa in merito al riconoscimento delle indennità di emergenza al personale in servizio presso i servizi di protezione civile comunale nel periodo compreso tra il 31 gennaio e il 15 ottobre 2020. La nota ricorda che l’Ordinanza n. 690 del 31 luglio 2020 del Presidente del Consiglio dei ministeri – Dipartimento della Protezione civile, come come prorogata dall’Ordinanza n. 707 del 13 ottobre 2020, concede la possibilità ai Comuni, presso cui è stato attivato il Centro Operativo comunale al fine di fronteggiare l’emergenza COVID-19, di riconoscere le indennità per l’emergenza in favore del personale impiegato nei servizi di protezione civile comunale e fornisce le indicazioni al soggetto attuatore di rimborsare ai Comuni i costi sostenuti in tal senso. Il Comune potrà quindi adottare gli atti necessari per il riconoscimento delle indennità ed erogarle chiedendo il totale rimborso al soggetto attuatore, individuata nella regione di competenza. La procedura di rimborso ai comuni potrà realizzarsi secondo la documentazione richiesta nelle modalità prevista da ciascuna regione, fermo restando che a livello nazionale si fa riferimento alla circolare del Dipartimento della
protezione civile del 23 maggio 2020 sulle procedure di rendicontazione e rimborso delle spese sostenute.

 

Autore: La redazione PERK SOLUTION

Insediato il tavolo tecnico-politico per approfondimento tematiche in materia di finanza locale

Ha avuto luogo, in data 15 luglio scorso, la riunione di insediamento del Tavolo tecnico-politico, costituito presso la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, chiesto dalla Associazione Nazionale Comuni d’Italia (ANCI) e dall’Unione Province d’Italia (UPI) per l’approfondimento delle seguenti tematiche:
– Ipotesi di riforma della disciplina del Fondo crediti di dubbia esigibilità;
– Ipotesi di adozione di una norma generale e straordinaria di partecipazione al finanziamento delle passività complessive residue senza – – limiti di popolazione e riguardante tutti gli enti in piano di riequilibrio;
– Ipotesi di riforma della disciplina delle crisi finanziarie;
– Ipotesi di revisione della disciplina restrittiva circa l’utilizzo degli avanzi vincolati per gli enti in complessivo disavanzo e per spese correnti vincolate.
Ha aperto i lavori il Presidente del Tavolo, il Sottosegretario di Stato al Ministero dell’interno – On. Ivan Scalfarotto. Il Capo Dipartimento per gli Affari interni e territoriali Prefetto Claudio Sgaraglia ha illustrato le cennate questioni, oggetto dei lavori del Tavolo. Sono, poi, intervenuti il Ragioniere generale dello Stato, Dr. Biagio Mazzotta, il delegato ANCI Dr. Giuseppe Falcomatà, Sindaco di Reggio Calabria, il Segretario Genarale ANCI Dr.ssa Veronica Nicotra, il Direttore Generale UPI, Piero Antonelli ed il Responsabile finanza UPI Pierluigi Peracchini, Presidente della Provincia di La Spezia. Al termine dei cennati interventi, il Presidente del Tavolo On. Ivan Scalfarotto, in relazione alle tematiche prospettate, ha messo in evidenza la necessità che il Tavolo sia immediatamente operativo e propositivo, al fine di individuare quanto prima soluzioni condivise alle problematiche prospettate, che sono di particolare rilevanza per il buon funzionamento delle autonomie locali.

Agenzia entrate, modalità di restituzione delle somme assoggettate a tassazione in anni precedenti

L’Agenzia delle entrate, con la circolare n. 8 del 14 luglio 2021, fornisce chiarimenti in merito alle modalità di restituzione, al sostituto, di somme indebitamente percepite, assoggettate a tassazione in anni precedenti. L’articolo 150 del DL n. 34/2020 (cd. decreto Rilancio), rubricato «Modalità di ripetizione dell’indebito su prestazioni previdenziali e retribuzioni assoggettate a ritenuta alla fonte a titolo di acconto», ha introdotto nell’articolo 10 del DPR n. 917/1986 (TUIR), il comma 2-bis con il quale è stata espressamente prevista la cosiddetta modalità di restituzione “al netto” in aggiunta a quella al “lordo” della ritenuta stabilita dall’articolo 10, lettera d-bis, al fine di ridurre l’insorgere di contenziosi tra i datori di lavoro e i dipendenti tenuti alla restituzione delle somme.
In base all’art. 10, comma 1, lettera d-bis) del TUIR, sono deducibili dal reddito le somme restituite al soggetto erogatore se tassate in anni precedenti, nel presupposto che la restituzione sia al lordo delle ritenute fiscali. La disciplina riguarda non solo i redditi di lavoro dipendente, bensì tutti i redditi tassati con il criterio di cassa e, quindi, anche i compensi di lavoro autonomo professionale o altri redditi di lavoro autonomo, come i diritti di autore, e i redditi diversi (quali lavoro autonomo occasionale o altro). In particolare, la disposizione si applica alle somme oggetto di restituzione, sia assoggettate a ritenuta a titolo di imposta (ovvero ad imposta sostitutiva) o a titolo di acconto, sia a quelle assoggettate ad Irpef in sede di dichiarazione dei redditi. Tali somme, pertanto costituiscono un onere deducibile indipendentemente dalla modalità di tassazione (anche separata) subìta. Con la modifica introdotta dal comma 174 dell’art. 1, della legge n. 147/2013 (Legge di Stabilità 2014) è stato previsto che l’ammontare, in tutto o in parte, non dedotto nel periodo d’imposta di restituzione può essere portato in deduzione dal reddito complessivo dei periodi d’imposta successivi; in alternativa, il contribuente può chiedere il rimborso dell’imposta corrispondente all’importo non dedotto secondo modalità definite con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze», emanato il 5 aprile 2016.
Il comma 2-bis dell’art. 10 introdotto dal decreto Rilancio si disciplina espressamente una modalità di restituzione delle somme già assoggettate a tassazione, che si aggiunge a quella già prevista (al “lordo” della ritenuta) dalla citata lettera d-bis), disponendo la restituzione al “netto” della ritenuta. L’Agenzia chiarisce che la restituzione al “netto” della ritenuta possa avvenire nell’ipotesi in cui le somme da restituire siano state assoggettate a qualsiasi titolo, a ritenuta alla fonte, nonostante la rubrica dell’art. 150 del DL Rilancio faccia riferimento esclusivamente alle «ritenute alla fonte a titolo di acconto». Conseguentemente, la disposizione in esame potrà trovare applicazione, a titolo esemplificativo, anche in caso di restituzione di somme assoggettate ad imposta sostitutiva (es. restituzione di un premio di risultato assoggettato all’imposta sostitutiva del 10 per cento, ai sensi dell’articolo 1, comma 182 della legge 28 dicembre 2015, n. 208). Per la determinazione dell’importo netto da restituire, con particolare riferimento all’ipotesi in cui l’indebito sia relativo ad una parte della somma complessivamente erogata in anni precedenti, il sostituto dovrà sottrarre dall’importo lordo che il contribuente è tenuto a corrispondere, la quota parte delle ritenute operate ai fini Irpef, proporzionalmente riferibili all’indebito. Le somme, da restituire ai sensi del comma 2-bis, vanno calcolate al netto della ritenuta Irpef subìta e delle ritenute applicate a titolo di addizionali all’Irpef. In relazione ai soggetti che fruiscono del credito d’imposta pari al 30 per cento delle somme ricevute, la Circolare osserva che tale istituto è volto al recupero, da parte del sostituto d’imposta, delle ritenute operate e versate all’Erario per conto del percettore delle somme. Le Amministrazioni dello Stato, come previsto dal comma 1 dell’articolo 29 del d.P.R. n. 600 del 1973, all’atto del pagamento devono effettuare una “ritenuta diretta” in acconto dell’Irpef dovuta dai percipienti «secondo le modalità previste dalle norme sulla contabilità generale dello Stato» (articolo 2 decreto Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602). Tale modalità di riscossione non comporta, in ragione della coincidenza tra il sostituto d’imposta e il soggetto creditore del tributo, il versamento all’Erario delle ritenute operate sulle somme erogate. Conseguentemente, il credito d’imposta, quale strumento volto a recuperare crediti nei confronti dell’Erario, non ha ragione di essere utilizzato dalle Amministrazioni dello Stato. Il credito d’imposta previsto potrà essere fruito dagli organismi indicati nel comma 3 dell’articolo 29 del d.P.R. n. 600 del 1973, nonché dai soggetti indicati nell’articolo 23 del medesimo d.P.R., compresi, quindi, gli Enti Pubblici che «operano all’atto del pagamento una ritenuta a titolo di acconto dell’imposta sul reddito delle persone fisiche dovuta dai percipienti, con obbligo di rivalsa».

 

Autore: La redazione PERK SOLUTION